Come la Monsanto, anche grazie a Obama, controlla il mercato agricolo mondiale

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Il capo delle negoziazioni agricole Usa è uomo della multinazionale chimica. Ecco come la Monsanto, anche grazie a Obama, controlla il mercato agricolo mondiale.
La fame nel mondo? L’obesità? L’inquinamento atmosferico? Il debito dei Paesi del terzo mondo? A quanto pare, da qualche anno a questa parte il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha dato il suo contributo per il peggioramento di queste patologie del pianeta. La bibbia della finanza mondiale, il quotidiano britannico “Financial Times”, ha accusato l’attuale Casa Bianca di aver consegnato il sistema di produzione agricola del pianeta alla multinazionale della chimica Monsanto…

 

di Franco Fracassi
 
Si tratta di una società che ha creato i principali pesticidi, tra cui il ddt, l’Agente Arancio (responsabile di decine di migliaia di morti in tanti teatri di guerra del mondo) e gli organismi geneticamente modificati (OGM). Negli ultimi tre anni la Monsanto ha costretto la maggior parte dei Paesi non europei a consumare i propri prodotti. Come? L’uomo Monsanto alla Casa Bianca, Islam Siddiqui, ha costretto decine di Paesi a stringere rapporti privilegiati con la multinazionale imponendo prezzi più bassi e distruggendo, così, la concorrenza dei piccoli e dei medi agricoltori.
 
La Monsanto è stata insignita lo scorso 16 ottobre del World Food Prize (il Nobel del cibo istituito nel 1986 dall’agronomo e ambientalista statunitense Norman Borlaug). Vincitori del premio, tre biologi, tra cui Robert Fraley, conosciuto ai più per essere il biotecnologo dell’azienda Monsanto. Fraley dovrà condividere i 250.000 dollari di premio con altri due colleghi biotecnologi, tra cui Mary-Dell Chilton, che opera presso la società biotech Syngenta che, assieme alla Bayer, è tra i maggiori produttori di pesticidi che contribuiscono alla moria delle api.
 
Ufficialmente per arginare la crisi, nel 2010 Obama decise di dare una virata alla politica di sviluppo agrario negli Usa orientando il settore verso il mercato estero. In quell’anno la nomina di Siddiqui, uomo di Monsanto, come capo per le negoziazioni agricole al ministero dell’Agricoltura fu il fatto chiave che delineò questo cambiamento. Sotto la falsa promessa di migliorare la produzione di alimenti e imponendo all’estero l’eccesso di produzione agricola statunitense, gli aiuti alimentari, attraverso il dumping (prezzi al di sotto del livello di costo) fece passare per sicurezza alimentare quella che in realtà era un’imposizione degli organismi geneticamente modificati (ogm) e dei suoi pesticidi.
 
In realtà, il cambio di strategia di Obama consisteva nella sostituzione della Borsa del grano, riso e mais, esportati a prezzo di dumping contro gli agricoltori dei Paesi che finiti nelle maglie del Trattato di libero commercio, con la Borsa dei pesticidi fertilizzanti e semi geneticamente modificati. Una vera aggressione a livello mondiale contro il pianeta e la sua popolazione.
 
Gli Stati Uniti non forniscono né promuovono nessuna classe di sicurezza alimentare. La maggior parte degli alimenti del mondo non sono prodotti dall’agro-industria. Un miliardo e mezzo di piccoli agricoltori producono in piccola scala più del 70 per cento degli alimenti del pianeta. Originano gran parte di quello che consumano con limitata eccedenza, la quale viene generalmente commercializzata o scambiata in piccoli mercati.
 
Questa è la realtà nelle grandi regioni dell’India e della Cina abitate da più di due terzi della popolazione mondiale, regioni dove lo sterco animale è uno degli introiti più importanti.
 
Il problema della fame non è dovuto al basso rendimento dell’agricoltura familiare. Il mondo ha sette miliardi di abitanti e produce alimenti sufficienti per nove miliardi. Tuttavia, attualmente nel mondo soffrono la fame oltre un miliardo di persone (oltre cinquanta milioni solo negli Usa). Allo stesso tempo ci sono oltre un miliardo di persone sovrappeso, molte delle quali sono obese e soffrono di malattie derivanti da una cattiva alimentazione di origine “industriale”, che può essere tanto mortale quanto la fame nel mondo.
 
La fame e l’obesità non sono il risultato del basso rendimento agricolo, derivano dall’eccessiva produzione di alimenti tossici, dall’enorme eccesso di alimenti commercializzati e industrializzati, dalla carenza di alimenti organici salutari nei Paesi dominati dall’agro-industria, dall’ingiustizia che disciplina la proprietà dei terreni agricoli e dalla diseguaglianza con la quale l’attuale sistema di governo economico mondiale distribuisce gli alimenti.
 
Nel settembre 2012, facendo per la prima volta una ricerca, all’oscuro dell’industria degli ogm, il dottor Gilles-Eric Seralini dell’Università di Caen e la sua equipe, dimostrarono come i topi alimentati con una dieta contenente NK603 (una varietà di semi di mais modificati geneticamente per tollerare la dose di erbicida Roundup) o con acqua contaminata con questo prodotto chimico, permesso negli Usa, morivano molto prima di quelli alimentati senza questo elemento. Inoltre, le femmine alimentate attraverso una dieta geneticamente modificata svilupparono tumori alle mammelle e i maschi seri danni al fegato e reni. Lo studio, pubblicato nella rivista “Food and Chemical Toxicology”, si è svolto in assoluta clandestinità, visto che le multinazionali proprietarie dei semi alterati geneticamente dominano una lobby che condiziona Università, centri di ricerca, ministeri dell’Agricoltura e istituzioni governative che concedono le autorizzazioni statali e continentali per le innovazioni della biotecnologia.
 
Le constatazioni di Seralini provocarono un forte impatto nell’opinione pubblica europea. Malgrado l’immediata e costosa offensiva della lobby di Monsanto, Basf, Du Pont, Syngenta, Bayer e così via, attraverso la pubblicità nei media per provare a screditare lo studio, la disapprovazione dei transgenici fu intensa.
 
Il portavoce di Monsanto, Thomas Helscher dichiarò: «Andiamo a vendere i semi geneticamente modificati solo dove godiamo di un ampio appoggio da parte degli agricoltori, di un ampio appoggio politico e di un sistema normativo funzionante». Ovvero, andremo a inquinare e distruggere i sistemi agricoli dei Paesi extra europei, che non hanno alcuna protezione dal nostro strapotere, grazie anche all’appoggio dell’Amministrazione Obama.
 
Helscher ha dichiarato all’agenzia di stampa britannica “Reuters”: «Fino a dove siamo certi, oggi in Europa questo si applica solo in pochi Paesi, principalmente in Spagna e Portogallo».
 
Il 30 luglio scorso Greenpeace informava che la superficie attualmente coltivata in Spagna con transgenici è approssimativamente di 140.000 ettari (secondo il ministero dell’Agricoltura Alimentazione e Ambiente), ipotizzando un aumento del 20 per cento rispetto alla superficie destinata nel 2012. Considerato che sia il precedente governo socialista, sia l’attuale governo di Rajoy, vanno contromano rispetto alle decisioni europee, non è difficile sospettare che la lobby transgenica possa aver posto forti pressioni sugli organismi che hanno il potere di decidere dell’approvazione dei suoi prodotti.
 
Il “Financial Times” ha pubblicato un articolo che sostiene che l’Europa aveva ragione a proteggersi in relazione alle piantagioni transgeniche. In un testo titolato “I semi del dubbio” la testata nella sua versione on line ricordava che, anche se raro in Europa, le coltivazioni transgeniche rappresentano circa il 90 per cento di tutto il mais, cotone e soia piantati negli Stati Uniti, dove dimostrarono che i vantaggi produttivi della tecnologia siano transitori. E ha aggiunto: «Gli insetti stanno scoprendo nuove maniere per sconfiggere le difese artificiali delle piantagioni transgeniche. Le colture transgeniche si sono ampliate allo stesso modo degli erbicidi per i quali erano programmate a resistere, questo ha portato alla crescita di piante infestanti altrettanto resistenti. Ciò ha costretto molti agricoltori a ritornare ai metodi antichi per controllare l’erba che loro credevano di evitare quando comprarono i carissimi semi transgenici».
 
Il “Financial Times” ha anche messo in discussione le promesse di Monsanto di controllare la resistenza delle nuove piante infestanti con nuovi semi transgenici: «Monsanto ha provato a sostenere che fosse improbabile che i suoi semi transgenici originali portassero allo sviluppo di erba resistente all’erbicida, fino a quando il nuovo invasore ha dimostrato il contrario. Gli scienziati stanno correndo il rischio di entrare in guerra contro la natura, per la quale gli agricoltori saranno costretti a pagare senza ricevere in cambio nessun beneficio a lungo termine». Il “Financial Times” conclude il suo articolo dicendo che «l’Europa, evitando le coltivazioni transgeniche, rinuncia al guadagno che gli Usa godono dagli anni Novanta. Se questo servirà ad impedire danni ecologici permanenti alla produttività agricola, sarà un piccolo prezzo da pagare».
 
L’attivista anti ogm Gary Cameron ha dichiarato: «Non dobbiamo fidarci delle dichiarazioni degli inventori, dell’Agente Arancio e degli altri molti veleni, portando come esempio che nel 1999 Monsanto fece un’offerta pubblica alla compagnia del Mississipi Delta&Pine Land per l’acquisizione dei suoi brevetti su una nuova tecnica di ogm radicali, conosciuti ufficialmente come Gurts (Tecnologia di riduzione di uso genetico) chiamata anche tecnologia Terminator».
 
Cameron si riferisce a una pianta che si suicida dopo un solo raccolto, obbligando gli agricoltori a tornare ogni anno da Monsanto per comprare nuovi semi senza preoccuparsi del prezzo o della disponibilità.
 
In questo contesto la nomina di Siddiqui (l’uomo Monsanto) da parte di Obama ha portato alla protesta da parte di novantotto organizzazioni statunitensi, rappresentanti degli agricoltori, pescatori e agricoltura sostenibile, dell’ambiente, dei consumatori, della lotta contro la fame, che hanno inviato una lettera ai senatori del Congresso perché non approvassero la nomina di questo «uomo di Monsanto» perché «lui favorisce sistematicamente gli interessi agro-industriali, scavalcando gli interessi dei consumatori, dell’ambiente e la salute pubblica».
 
Siddiqui, tra il 2001 e il 2008, si è presentato in Europa come lobbysta registrato con CropLife America, i cui membri sono Monsanto, Syngenta, DuPont e Dow, un’associazione industriale di produttori di pesticidi e prodotti transgenici.
 
La Monsanto è consapevole che i suoi prodotti siano nocivi (infettano l’equilibrio ambientale e le biodiversità, provocano il cancro e molte altre malattie) tant’è che si è avvalsa del senatore Roy Blunt, repubblicano dello Stato del Missouri (dove ha la sua sede Monsanto) e principale ricevente del finanziamento in campagna elettorale della multinazionale, per introdurre negli Stati Uniti la Legge per le Spese. Un testo che libera Monsanto dall’essere querelata per i danni causati dai suoi prodotti chimici. La “Legge per la Protezione di Monsanto“, così chiamata dagli oppositori, è stata votata dal Congresso e successivamente firmata come legge dal Presidente Obama, nonostante le centinaia di migliaia di petizioni di protesta per non farlo. Così facendo Monsanto come altri fornitori di OGM hanno avuto l’immunità legale di fronte al danno che causano alla popolazione statunitense. I tribunali federali non hanno nessun potere per fermare la sua diffusione, uso o vendita. L’unico altro gruppo Usa che gode di questa sconcertante immunità legale sono i fabbricanti di vaccini farmaceutici. (Articolo di Franco Fracassi).
 
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Fonte articolo: https://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=89115&typeb=0&Obama-ha-consegnato-a-Monsanto-l%27agricoltura-Usa
 
 

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