GAT – Terreno in gruppo d’acquisto
Un metodo semplice e rivoluzionario per avviare un’azienda agricola senza investire capitali e senza dover ricorrere alle banche
di Daniel Tarozzi
Sono in viaggio da sei mesi con il camper, su e giù per lo stivale, per incontrare un’Italia diversa da quella normalmente rappresentata dai mass media: quella che sa inventare, reagire, che non si arrende, che si assume la responsabilità del proprio esistere. Pochi progetti però mi hanno colpito come quello di cui vi parlerò questa volta, ovvero i gruppi d’acquisto terreni o «Gat».
La storia di Emanuele
Solitamente chi desidera far partire un’attività agricola e non ha ereditato terreni o casali pensa di dover necessariamente possedere ingenti somme di denaro, che il più delle volte richiedono importanti prestiti bancari che, soprattutto di questi tempi, poche persone hanno voglia o possibilità di contrarre. In questi casi, formare un Gat potrebbe essere la chiave di volta per realizzare il proprio sogno.
Nei pressi di Grosseto, a Scansano, si trova un esempio concreto. Emanuele Carissimi, con la sua compagna e altri tre ragazzi, vive in un casale all’interno di un meraviglioso appezzamento di terra di circa 60 ettari, ricco di acqua, animali, terreni coltivati o coltivabili.
Emanuele e gli altri si svegliano la mattina presto. Lavorano il terreno, ristrutturano la casa, studiano i procedimenti burocratici. Non hanno una vita semplice, non dormono sugli allori, ma si sono attivati per realizzare il loro sogno e sono riusciti a farlo investendo pochissimo: per l’esattezza 11.500 euro a nucleo familiare. Il resto del denaro necessario è stato messo dagli altri soci del Gat, che non è altro che una società che ha acquistato il terreno e il rudere, e che sta «stipendiando» per tre anni chi ci lavora, coprendo i costi di avviamento e ristrutturazione.
Cos’è e come funziona un Gat?
Un Gat rappresenta «un modello innovativo di gestione economica di una moderna azienda agricola, guidata secondo principi etici»¹. Il capitale della società, nel caso di Scansano, è composto da 100 quote del valore di 11.500 euro, appartenenti a 88 diversi soci.
I soci finanziatori non sono proprietari del casale o del terreno, sono semplicemente proprietari di una o più quote della società (con un tetto massimo di quattro). La società così composta è l’unica legittima proprietaria dei beni e affida ad alcuni soci, che chiameremo per comodità «soci lavoratori», la gestione del progetto. Nel caso specifico: Emanuele e gli altri quattro abitanti del casale.
Questi soci lavoratori hanno totale autonomia nella gestione ordinaria del progetto, ma sono ovviamente tenuti a raggiungere gli obbiettivi fissati al momento della sottoscrizione delle quote: l’autosufficienza alimentare ed energetica e una produzione agricola tale da generare, dal quarto anno, reddito sufficiente al proprio mantenimento nonché, auspicabilmente, un incremento del capitale della società.
Investire in un sogno
Chi decide di far parte di un Gat lo fa sostanzialmente perché può investire dei capitali «sul mattone», anziché tenerli fermi in banca, per un progetto etico e in continua evoluzione in cui si crede. Viviamo in un’epoca in cui il denaro è soggetto a continue oscillazioni. Le crisi finanziarie sono all’ordine del giorno e il futuro della moneta unica è a rischio. In passato, in questi casi, si investiva sull’oro. Ma quest’ultimo, ormai da molto tempo, non è disponibile in quantità apprezzabili. Chi possiede piccoli capitali, non sufficienti ad acquistare appartamenti o immobili, può quindi decidere di comprare «un pezzo di sogno». Un sogno fatto di mattoni, prati, foreste,lavoro.
Generalmente, al momento dell’acquisto, il casale è da ristrutturare e l’azienda agricola va avviata. Con il passare degli anni, il valore della propria azione dovrebbe crescere sensibilmente grazie alle ristrutturazioni e all’avvio dell’impresa. Se anche il mercato immobiliare dovesse continuare a essere in crisi, il deprezzamento conseguente dovrebbe essere compensato dall’aumento di valore, ottenuto grazie agli interventi strutturali effettuati sul posto dai soci lavoratori. In qualunque momento, comunque, un socio può vendere la propria quota. Anche i soci lavoratori, ovviamente, possono andarsene ed essere quindi sostituiti o, in casi estremi, estromessi dall’assemblea dei soci (composta da tutti i finanziatori) qualora questi dovessero rendersi conto che chi vive nel casale non sta agendo per il meglio.
Scansano cerca nuovi soci
In tempi di crisi, si potrebbe pensare che un progetto come questo raccolga pochi consensi e pochi investitori disponibili a impegnare il proprio denaro in un progetto che di tradizionale ha ben poco. La verità, ancora una volta, è un’altra. A fronte delle 100 quote necessarie a far partire il progetto, Emanuele e gli altri hanno ricevuto oltre 700 richieste (anche grazie ad un passaggio televisivo all’interno della trasmissione Rai Presadiretta).
Il successo è stato tale che il gruppo sta firmando gli accordi per far partire due nuovi Gat nei territori attigui al loro. Verranno costruiti altri due casali e impiegate altre decine di ettari di terra, nel tentativo di creare un progetto collettivo che vada ad intersecare tre nuclei, in una sorta di comunità ricostituita. I prodotti dell’azienda agricola, biologici e coltivati con il massimo rispetto per l’ecosistema, saranno venduti nei circuiti locali di Grosseto e dintorni, e ai Gas che dovessero farne richiesta. Si avvieranno anche attività di agriturismo e, immagino, molte altre iniziative collaterali.
Si apre quindi una possibilità per aspiranti contadini dai grandi sogni e dal portafoglio vuoto. A Scansano, infatti, si cercano altri soci lavoratori che vadano a gestire i nuovi Gat nascenti, oltre ovviamente a nuovi investitori che permettano ai gruppi di acquistare i terreni².
E nel resto d’Italia?
Esistono altri due Gat attivi sul territorio italiano. Il primo, a Quistello, è stato creato da Rosanna Montecchi e Gianluca Marocci, ma al momento è fermo per una serie di inconvenienti legati anche al terremoto del maggio 2012. L’altro sta partendo ad Argenta, nei pressi di Ferrara³. Ed è possibile far partire un progetto analogo nel proprio territorio.
Progetti come questo testimoniano l’esistenza di soluzioni reali e concrete che dimostrano che cambiare si può: basta solo inventare nuove soluzioni o riscoprirne di antiche. Tutto è permesso, tranne la passività.
SOLITAMENTE CHI DESIDERA FAR PARTIRE UN’ATTIVITÀ AGRICOLA E NON HA EREDITATO TERRENI O CASALI PENSA DI DOVER NECESSARIAMENTE POSSEDERE INGENTI SOMME DI DENARO.
CHI POSSIEDE PICCOLI CAPITALI, NON SUFFICIENTI AD ACQUISTARE APPARTAMENTI O IMMOBILI, PUÒ QUINDI DECIDERE DI COMPRARE «UN PEZZO DI SOGNO».
COS’È UN GAT?
Il gruppo acquisto terreni o Gat, come si legge nel sito ufficiale del progetto www.gruppoacquistoterreni.it , ha come obbiettivo quello di costruire e sostenere gruppi di cittadini risparmiatori per l’acquisto condiviso di una tenuta agricola e la sua conduzione con metodi moderni e sostenibili. Punta a una nuova alleanza tra produttori e consumatori, in modo che i consumatori non siano l’ultimo anello della catena distributiva, ma diventino co-produttori. Tutti i soci investono la stessa somma e, per costruire un nuovo progetto, sono necessari tra 50 e 100 soci.
www.laviadiuscita.net
Note
1. Definizione tratta dal sito www.gruppoacquistoterreni.it (vedi box «Cos’è un Gat»).
2. Tutte le informazioni necessarie si trovano sul loro sito www.gatscansano.it
3. Il loro sito è www.gatargenta.it
(Fonte: articolo tratto dalla rivista “AAM Terra Nuova” n° 283)